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L'adozione

 

L’ADOZIONE DI UN RANDAGIO E LA SCELTA RESPONSABILE

 

Come è noto sono oramai parecchi gli studi che testimoniano la valenza positiva esercitata nell’ambito domestico dalla presenza di un animale. D’altro canto è evidente come negli ultimi decenni si sia assistito ad un progressivo aumento degli animali d’affezione, segno questo interpretato da molti, ed io con loro, come un segno del progresso civile della nostra società. Cane e gatto sono le specie maggiormente interessate a questo fenomeno.

 

La provenienza degli animali che vivono in famiglia è la più varia: allevamenti, negozi, internet, amici, strutture di varia natura giuridica ma soprattutto canili rifugio. Sui cani che si trovano in queste ultime strutture e sulla loro adozione è giusto spendere qualche parola in più. Non è qui il caso di documentare statistiche circa la provenienza dei soggetti ospitati in tali strutture che, tra le altre cose, vivono di un sovraffollamento perenne. Nei rifugi si possono trovare cani che provengono dai canili sanitari, cani abbandonati a se stessi da pseudo - proprietari irresponsabili in occasione delle vacanze estive, soggetti persi e mai reclamati e animali conferiti da proprietari che non vogliono più essere tali. Tutti con la loro storia, il loro carattere, i loro pregi e i loro difetti.

 

Si accennava prima al progresso civile della società mettendolo in relazione a un atteggiamento più positivo nei confronti degli animali. Sempre a questo riguardo dobbiamo volentieri registrare il lento prendere piede di una prassi che, solo una ventina di anni fa era considerata come una singolare stravaganza: quella di cercare il cane destinato a diventare “di famiglia” in un canile rifugio o presso qualche altra struttura abilitata alla cessione di animali. Non volendo addentrarmi nell’analisi delle motivazioni che hanno portato all’instaurarsi di questa tendenza, brevemente ne sottolineo qui solo alcuni aspetti relativi alla nostra attività e ai nostri compiti istituzionali.

 

Come sa bene chi un cane già lo possiede, la scelta e la gestione del soggetto “giusto” non è una cosa banale. Avere un cane significa essere in grado di fornire costantemente, ogni giorno dell’anno e per parecchi anni, tutto quanto è necessario per la sua salute e per il suo benessere psicofisico. Tuttavia, questo è solo un aspetto del problema.

 

In termini di gratificazione infatti, il valore aggiunto rappresentato dalla presenza in casa di un cane è tanto maggiore quanto più è alto il livello di integrazione con gli altri componenti della famiglia, con le loro abitudini, le loro aspettative e persino con le loro basi culturali. Appare evidente, quindi, come la scelta del soggetto adatto o almeno adattabile a una certa famiglia sia altamente critica per il successo di quella che, con un termine un po’ improprio, la gente chiama “adozione”.

 

È proprio nella fase della scelta che il personale addetto alla struttura deve mostrare tutta la sua competenza e la sua professionalità. Sappiamo bene che chi si prende cura e accudisce ogni giorno un animale, indipendentemente dalla sua specie, finisce col conoscerne carattere, difetti, vizi e affinità. Come dire che una famiglia, una volta che abbia definitivamente deciso di scegliere il proprio cane tra quelli ospitati nel canile-rifugio, deve poter contare su una vera e propria consulenza professionale che orienti la scelta su un soggetto adatto alle sue aspettative.

 

Non è qui nemmeno il caso di ricordare gli effetti negativi e permanenti che specie sui più piccoli, ha il fallimento di una operazione di questo tipo. Per limitare al minimo i casi di insuccesso è certamente possibile incrementare il livello di conoscenza degli operatori qualificandone o riqualificandone la competenza. Allo stesso scopo è ipotizzabile l’individuazione, per ogni struttura, di una o più persone che per disposizione e livello professionale possano essere “transazione atipica” che è l’adozione di un cane.

 

Tuttavia, gli uomini, seppure ben addestrati, non bastano. Anche le strutture di accoglienza, intese qui in senso fisico, giocano un ruolo importante. I canili, anche quelli che per organizzazione e pulizia sono lontani anni luce da certe immagini che scorrono spesso in televisione, sono fatti di box e di sbarre. Come dire: non potranno mai essere luoghi allegri o ameni.

 

Eppure possono sempre guadagnare una dignità tale da renderli più che frequentabili anche dalle famiglie che hanno deciso di iniziare così l’esperienza di avere un cane.

 

Tratto da: La provincia di Varese e la lotta al Randagismo

Si ringrazia  il Dott. Coerezza e La Provincia di Varese, per la gentile concessione dell'utilizzo dei testi qui riportati.


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